INTERROGAZIONE n. 196 del 08/01/2024
Lavori di risanamento, adeguamento e ampliamento per il rilancio del porto di Vibo Valentia.

Al Presidente della Giunta regionale

Premesso che:
- il porto di Vibo Valentia è destinatario, dal lontano 2018, di un finanziamento di 18 milioni di euro derivante dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. Nello specifico gli interventi previsti riguardano “Lavori di risanamento e consolidamento delle Banchine Pola e Tripoli” per un importo di 6,5 milioni di euro e “Lavori di risanamento e consolidamento delle Banchine Papandrea e Buccarelli” per un importo di 11,5 milioni di euro. Dopo svariati anni in cui le risorse sono rimaste bloccate, nel 2022 la somma è stata messa, con grave ritardo, a disposizione dell’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, che ha competenza sul porto di Vibo Marina;
- la suddetta Autorità di Sistema Portuale ha potuto, pertanto, bandire le gare e sono stati aggiudicati lavori per nove milioni, ma, a seguito di ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato delle ditte escluse, si è, al momento, in attesa della decisione dei giudici sul nome del definitivo assegnatario che dovrà poi effettuare i lavori sulle banchine;
- per gli ulteriori lavori con l’altra metà del finanziamento, la gara è andata deserta e questo ha comportato l’esigenza di indire una nuova procedura. Non essendoci più il tempo necessario, a causa della scadenza a dicembre 2022, dovuta al ritardo della precedente assegnazione, non si è potuto più effettuare una nuova gara. A seguito di ciò la Regione Calabria ha chiesto e ottenuto dall’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio la restituzione dei nove milioni già assegnati, per impiegare queste risorse in altri progetti con più immediata cantierabilità, senza specificare quali siano le finalità e l’ubicazione degli stessi;
- i lavori sono assolutamente necessari per ammodernare le banchine e ad assicurare condizioni di attracco più agevoli alla flotta peschereccia così come alle navi commerciali e a quelle a servizio del comparto industriale che utilizza l’infrastruttura vibonese. La relazione generale e tecnica dell’intervento di risanamento delle banchine portuali Pola e Tripoli ha fotografato le condizioni del porto in maniera impietosa: “Le banchine del molo di sopraflutto, calate Pola e Tripoli, presentano situazioni di pericolo dovute a profondi aggrottamenti determinati nel tempo dall’accosto delle petroliere. Anche le banchine Papandrea, Buccarelli e Bengasi presentano fenomeni simili e la Banchina Fiume ha più punti di cedimento. Questa situazione, come si intuisce - asseriscono i tecnici -, determina l’impossibilità di utilizzo da parte delle aziende dell’area industriale, anche per depositi temporanei e per operazioni di carico e scarico della merce”. Viene poi segnalato come il pieno sviluppo del porto necessiti di un adeguamento ormai improcrastinabile, senza dimenticare che queste costruzioni risalgono ai primi anni 30. “I piazzali sottesi le banchine stesse sono sicuramente sottodimensionati rispetto agli standard attuali, ma soprattutto rispetto alle esigenze dei traffici commerciali ed ancor più a quelli futuri. L’adeguamento degli spazi in banchina, il consolidamento dei moli esistenti e la necessità di attrezzare il porto con un molo da destinare anche all’attracco di mega yacht e navi da crociera, costituiscono i problemi attuali del porto di Vibo Marina, per le quali il presente progetto di fattibilità intende individuare le possibili soluzioni tecniche”. Considerato che: - ad ottobre 2023 un’intensa movimentazione commerciale ha messo in evidenza l’inadeguatezza delle banchine e la necessità del reperimento di nuovi spazi da destinare alle attività portuali. L’elevata produttività del polo metalmeccanico vibonese ha portato, infatti, ad un intasamento sulla banchina commerciale Bengasi, interamente occupata da merci. La Amd International di Rombiolo e la Baker Hughes Nuovo Pignone di Porto Salvo di Vibo Marina hanno infatti trasportato nello scalo portuale un grande numero di macchinari da esse prodotti, che sono rimasti a lungo in attesa prima di essere imbarcati. Tenuto conto che: - è stato recentemente approvato dall’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio il piano operativo triennale 2024/2026 che prevede, in un’ottica di rilancio del porto di Vibo Marina, i lavori di demolizione del capannone da tempo dismesso ex Civam, soluzione che contribuirebbe, oltre al reperimento di altre aree nel retro porto, a dare spazio alle merci in partenza agevolando le operazioni d’imbarco e la riqualificazione dell’area attraverso la realizzazione di piazzali attrezzati;
- il porto rappresenta l’infrastruttura più importante della provincia vibonese, a cui è necessario guardare con maggiore attenzione in quanto, nonostante i ritardi accumulati nel corso degli anni, può e deve ancora essere il volano per lo sviluppo economico dell’intero hinterland. Preso atto che: - lo scalo di Vibo Marina è stato più volte individuato quale area in cui sviluppare le proposte per gli itinerari crocieristici nel Mediterraneo, a patto di avere un porto ben attrezzato e perfettamente idoneo all’attracco di grandi navi;
- imprese ad alta tecnologia industriale come la AMD International di Rombiolo, la Baker Hughes Nuovo Pignone di Porto Salvo di Vibo Marina e la Snamprogetti-Tecnomare Eni di Triparni di Vibo Valentia hanno bisogno, per la logistica dell’imbarco/sbarco dei loro prodotti, di un adeguamento della capacità operativa dell’intera infrastruttura portuale;
- le condizioni infrastrutturali di inefficienza hanno finora limitato la crescita dello scalo, determinandone l’impossibilità di attracco alle banchine e, quindi, lo scarso utilizzo delle stesse da parte di aziende della vicina area industriale oltre al mancato sviluppo turistico del porto e alla mancata valorizzazione del comparto pesca;
- l’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio non ha mai ricevuto i fondi per la portualità nazionale che, per l’intermodalità, la logistica integrata e il sistema portuale destina 3,68 miliardi di euro;
- dalle royalties del porto di Vibo Marina lo Stato incamera circa 250 milioni di euro e il 10%, circa 25 milioni di euro, tornano alla Regione Calabria, senza alcun apparente ritorno sul territorio vibonese nonostante tutti i disagi annessi e connessi causati dall’ingombrante presenza dei depositi costieri di carburante;
- a tutt’oggi si rimane in attesa dei lavori di risanamento, consolidamento e ampliamento delle banchine ammalorate del porto, più volte annunciati, del prolungamento della diga foranea, che tra l’altro serve anche a salvaguardare l’erosione costiera da Timpa Janca, ricca di biodiversità, a Pizzo Calabro, dov’è presente la ex SS522 a fortissimo rischio cedimento, del dragaggio dei fondali, di nuovi finanziamenti dopo lo spostamento di quelli già stanziati da lunga data e dell’attuazione effettiva del piano Zes. Tutto ciò premesso e considerato INTERROGA il Presidente della Giunta regionale
Per sapere:
1. quali iniziative intenda assumere al fine di mettere nuovamente a disposizione dell’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio i nove milioni assegnati fin dal 2018 al porto di Vibo Valentia e poi spostati su altri progetti di cui non si conoscono le finalità;
2. se intende adoperarsi, anche nei confronti del Governo nazionale, per il reperimento delle altre risorse necessarie al rilancio del porto di Vibo Marina, così da far diventare questa fondamentale infrastruttura fulcro di una rinascita territoriale sia economica che occupazionale.

Allegato:

08/01/2024
D. TAVERNISE